Gruppo territoriale MCE

logoMCEbluLe insegnanti della Scuola Primaria di via Bosio di Chieti Scalo hanno deciso di ricostituire un gruppo di docenti ed educatori MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) che riprenda un lavoro di ricerca pedagogica e didattica per la crescita continua della professionalità individuale e del gruppo, a totale beneficio degli alunni e della Scuola tutta. Il confronto continuo sia all’interno del gruppo di ricerca sia con gli altri gruppi territoriali, permetterà di prendere consapevolezza delle metodologie, dei tempi e dei luoghi della formazione e della conoscenza, con l’intento di apportare modifiche qualora sia necessario. Negli ultimi anni molte delle adesioni al MCE sono, oltre che di insegnanti e dirigenti, di educatori, animatori, operatori sociali e artisti, attivi nel territorio, in associazioni, cooperative e altri enti: figure professionali nuove e variegate che condividono i principi del Movimento e ne rinnovano il senso e gli obiettivi negli inediti contesti sociali contemporanei. Invitiamo, perciò, docenti ed educatori del territorio a contattare le insegnanti di via Bosio per intraprendere, insieme, un cammino di ricerca e confronto.

RICOSTITUZIONE DEL GRUPPO TERRITORIALE MCE

ALLA RICERCA DI UNO SPAZIO AUTENTICO. Laboratorio di ecologia teatrale

cuesta-slowiakAlla ricerca di uno spazio autentico
L’attore come architetto del proprio tempo e del proprio spazio attraverso l’azione.

Laboratorio di ecologia teatrale a cura di Jairo Cuesta e Jim Slowiak

dal 23 al 26 giugno 2016
dalla sera di giovedì al pomeriggio di domenica
presso la Casa-laboratorio di Cenci (Umbria)

L’attore colombiano Jairo Cuesta e il regista Jim Slowiak sono stati assistenti di Jerzy Grotowski nel periodo del Teatro delle Sorgenti e Objectv Drama. Da oltre 20 anni conducono una ricerca sul teatro che parte dal corpo e dalla voce nel New World Performance Lab in Akron, Ohio

PROGRAMMA LABORATORIO
Questo laboratorio è indirizzato ad attori, registi operatori ed educatori interessati alle tecniche del corpo e della voce, alle tecniche di integrazione e di amplificazione. Il laboratorio è un evento performativo che incoraggia il compito di creare una cultura attiva. E’ uno strumento che crea comunità, mantenendo l’individualità, la creatività e la dignità culturale di chi partecipa. “Qualcosa ti stimola e tu reagisci: questo è il segreto totale. Gli stimoli, gli impulsi, le reazioni” – dice Grotowski. Jairo Cuesta e James Slowiak hanno scoperto che le difficoltà che l’attore affronta stanno in primo luogo nel non essere ricettivi agli stimoli; secondo, nel caso l’attore riesca a far sì che qualcosa lo stimoli, rapidamente il suo corpo interrompe la sequenza del flusso degli impulsi; terzo, se gli impulsi appaiono, l’attore non sa come canalizzare questi impulsi in forme precise, stabilendo un contatto con gli altri attori. Performance Ecology è un campo di ricerca, condotto da Jairo Cuesta e James Slowiak, che indaga l’interdipendenza di una varietà di stimoli a disposizione l’attore. Cuesta e Slowiak hanno organizzato gli aspetti delle loro rispettive ricerche in un flusso di dettagliate esercitazioni (individuali e collettive): canzoni, danze, testi, e lavoro creativo, che servirà a recuperare le forze vitali del performer e la capacità di contatto di ciascuno. Performance Ecology è una struttura sperimentale che serve a sviluppare risorse nell’attore fisico, emotivo e immaginativo. I partecipanti, attraverso un programma intensivo di tre giorni  senza pause, dalla cena del giovedì sera al pranzo di domenica, saranno guidati a  ritrovare la voglia di agire. Il partecipante, in egual misura,  lotta per ricordare, rivelare, realizzare e creare, e per per la padronanza del corpo e della voce. La vitalità é lo scopo. I partecipanti si esprimono secondo modelli vocali e di movimento la cui tensione, composizione, energia, porta a scoprire un’unica e selvaggia potenza e precisione. Il laboratorio mira a liberare l’energia in sospeso e gli impulsi creativi del partecipante/esecutore in solitudine o in compagnia, con lo spazio e con il partner. Le sessioni di lavoro residenziali sono progettate attorno ai rudimenti della performance e ad elementi riguardanti la condizione umana e il rapporto con il mondo fisico;  è una proposta creativa che comporta la formazione di elementi di base del mestiere di attore: esercizi fisici, voce, lavoro sull’attenzione, la percezione, la precisione; vedere, ascoltare; il montaggio delle azioni fisiche; il lavoro con le canzoni; esercizi di coordinamento di singole azioni, improvvisazione strutturata, drammaturgia, montaggio.

I COSTI
€ 250,00 comprensivi di alloggio, vitto e corso.

IL LUOGO
Casa-Laboratorio di Cenci – Strada di Luchiano, 13, 05022 Terni
tel. 339.573 644

COME ARRIVARE
Autostrada per Roma, bretella per Firenze, uscire ad Orte e prendere per Amelia; giunti ad Amelia seguire la freccia Giove. Dopo 2 Km. c’è un cartello con scritto Montenero; subito dopo imboccare la stradina a destra asfaltata fino ad un certo punto, poi diventa bianca; superato un ponticello girare a destra, e poi ad ogni incrocio sempre a destra. L’ultima casa è Cenci.

PER PRENOTARE
entro il 15 marzo 2016 versare un anticipo di 100 €
Carmela Caiani tel. 3332868218  –  e-mail: carmela.caiani@tin.it

COSA È NECESSARIO PORTARE
Portare asciugamani. Per il corso servono abiti comodi per potersi muovere; si devono avere almeno 5 possibilità diverse di cambiare abito a seconda delle fasi del lavoro: indumenti per il lavoro fisico all’interno indumenti per il lavoro fisico all’esterno indumenti per il lavoro teatrale indumenti per il canto indumenti per mangiare Per le donne è consigliabile portare una gonna. Scarpe da ginnastica Scarpe per camminare all’aperto (vanno bene quelle da trekking o scarpe da tennis robuste). La sera a Cenci fa freddo. Portare una giacca e qualche maglione o felpa pesante. Considerate che potrebbe piovere e non si può certo usare l’ombrello. La casa si trova immersa nella natura. Le camere hanno più letti con bagno interno.

Cechoville

cechoville-modena7-12 Marzo 2016
Čajka Teatro d’Avanguardia Popolare
via della Meccanica-Modena

Cechoville
laboratorio di teatro urbano su Anton Cechov

direzione Riccardo Palmieri di Arterie C.i.r.t.
ideazione Monica Ciarcelluti di Arterie C.i.r.t.

promosso da Arterie Cirt
con il sostegno de Le Funambole
in collaborazione con Instabile 19 e TeatroLab

Cechoville nasce come laboratorio permanente e itinerante per la messa in scena di “Viaggio a Cechoville”, spettacolo di teatro urbano. Il gruppo di ricerca guidato da Monica Ciarcelluti, attrice e regista di Arterie, ha il fine di mettere l’attore in continua posizione speculativa affinché la messa in scena sia sempre rigenerata e viva. Viaggio a Cechoville è un’opera aperta, un organismo mutevole e si trasforma con la geografia dei suoi movimenti e si arricchisce continuamente di nuovi materiali. È un viaggio drammatico.

Poetica pedagogica
La poetica pedagogica del Gruppo Arterie nasce dal percorso di vita e di formazione che vede l’esplorazione del testo come indagine prima intima e personale, poi come immaginario collettivo e condiviso. Prioritario è lo studio dell’immagine teatrale, della composizione legata al tema e della deframmentazione linguistica, tutti assorbiti dalla scuola russa soprattutto di ultima generazione. Un approccio teatrale che attinge sia dall’aspetto liturgico e del rituale sia dallo sviluppo ludico e creativo. Punto di forza è l’analisi del testo che apre a tematiche inesplorate. Nel lavoro in sala, nel processo di costruzione, centrale diventa la figura dell’attore come autore del proprio ruolo e della propria vita sulla scena, generando inoltre un meccanismo di creazione basato sulla ricerca dell’energia dell’attore, attraverso l’uso dell’improvvisazione.

  • orari di lavoro: 19.00-22.00 (lun-mar-mer), 16-22 (gio), venerdì e sabato spettacolo
  • quota iscrizione € 80
  • info e contatti: 340.8250294-366.4110289
  • scrivere a: cajkateatro@gmail.com

Processo a Carnevale 2016

processo a carnevale 2015La manifestazione “Processo a Carnevale”, a cura di TeatroLab, è organizzata dalla Pro Loco di San Giovanni Teatino e si terrà domenica 7 febbraio 2016 dalle ore 16,00 a San Giovanni Teatino alta.

Perché si festeggia il carnevale?
Il bisogno di capire le esperienze è la caratteristica più peculiare dell’essere umano. Il significato, dunque, come forma d’interpretazione: trovare un significato vuol dire dare senso o coerenza alle nostre esperienze. Paolo Toschi, folklorista, filologo e storico della letteratura italiana, ci ricorda che tutte le forme drammatiche del nostro teatro riconoscono la loro prima e unitaria origine nel rito: esse nascono come momenti essenziali e più significativi di cerimonie religiose e soprattutto nelle grandi feste annuali e stagionali di rinnovamento e di propiziazione. In alcune feste, come ad esempio Capodanno, Carnevale, Calendimaggio si è conservata più chiaramente la derivazione dagli antichi riti pagani.

Perché “Processo a carnevale”?
Uno dei bisogni fondamentali dei popoli di tutti i tempi è di rinnovarsi ad ogni ritorno del ciclo naturale delle stagioni. Nelle comunità rurali il rinnovamento è momento imprescindibile e irrinunciabile per l’eliminazione del cumulo del “male” addensatosi durante l’anno che muore come le malattie, le disgrazie e i delitti. Attraverso tutti i mezzi che le diverse concezioni magiche e religiose suggeriscono, le comunità rurali si assicurano un felice svolgimento e rendimento del nuovo ciclo.
“Processo a Carnevale” è una rivisitazione artistica di uno dei modelli del carnevale più antico, il carnevale babilonese che ci propone una delle possibili e infinite celebrazioni della cosmogonia primordiale attraverso il racconto mitologico del poema epico Enûma Eliš.
A Babilonia l’evento corrispondeva all’equinozio di primavera ed era rappresentato dall’attraversamento della città da parte di una nave munita di ruote, il “car naval” (da cui una delle possibili derivazioni dell’etimo “carnevale”), scortato dal popolo festante su cui troneggiavano i simulacri del sole e della luna. Il car naval approdava al tempio del dio Marduk, dio del vento, del seme e del mondo sotto terra, che dopo essere sceso agli inferi, risorgeva vincendo il caos e riportava l’ordine nell’universo. Durante il viaggio l’anno morente – e con esso l’ordine del cosmo – si dissolveva nel nulla, causando la regressione al caos primordiale in cui si determinavano l’inversione naturale per cui l’uomo si tramutava in animale, in donna o in fanciullo e viceversa, l’inversione sociale che consentiva ai servi di diventare padroni, l’inversione temporale dove i defunti, evocati dai viventi indossando una maschera, tornavano in vita.

Perché ci si maschera a carnevale?
L’antropologo e studioso di teatro Oscar Eberle ci ricorda l’arcaica sacralità delle origini della maschera come il mezzo delle popolazioni primitive per comunicare con l’Aldilà. La maschera è antica quanto la stessa umanità, essa è il simbolo della trasformazione dell’uomo in un altro “io”. A Carnevale indossare la maschera significa avere un filo diretto con il mondo di sotto terra, con i defunti, con il seme che, evocato dai vivi, porterà abbondanza e prosperità nel nuovo ciclo che sorge.

Perché si brucia il carnevale?
La gioia sfrenata e orgiastica del carnevale trova la sua conclusione nella messa a morte di un capro espiatorio, quella messa a morte che oggi viene rappresentata simbolicamente con il rogo del simulacro del Carnevale.

TeatroLab_Carnevale-2016

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